20_07_2012 | TAGESMUTTER: FUORI DALLA LEGGE? L’ASSOCIAZIONE ARENDT CERCA COMPAGNIA PER RICORRERE AL TAR

Venerdì, 20 Luglio 2012

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TAGESMUTTER: FUORI DALLA LEGGE? L’ASSOCIAZIONE ARENDT CERCA COMPAGNIA PER RICORRERE AL TAR


Non è una parolaccia. Significa “mamme di giorno” ed indica un’esperienza educativa per la prima infanzia molto diffusa nel nord Europa. La formula delle tagesmutter, la figura esclusa dalla nuova legge regionale sugli asili (anche se qualcuno già annuncia ricorsi), nasce come libera iniziativa di madri, che solo in seguito si è strutturata per garantire maggiore stabilità e un miglior servizio. Si tratta di una esperienza che negli ultimi anni si sta via via diffondendo anche in Italia “grazie alle sue caratteristiche di flessibilità e maggior economicità ovviando in molti casi alla insufficienza di posti nido ma anche rispondendo meglio di questi ultimi alle esigenze organizzative di alcune famiglie”, spiega il consigliere comunale riminese Giuliana Moretti (Pdl).


“La tagesmutter è una mamma che oltre a prendersi cura dei propri figli accudisce contemporaneamente anche altri bimbi, ciò gli permette di rimanere a casa e nello stesso tempo contribuire al sostentamento familiare. Una madre che decide di affidare il proprio figlio ad una tagesmutter è come se affidasse suo figlio ad una amica, madre come lei”, per intendersi meglio (soprattutto tra chi può)


In fatto di tagesmutter esiste un’anomalia tutta emiliano-romagnola. “La nostra - spiega il consigliere Moretti - è una delle poche realtà italiane dove questa formula non è decollata. Anche perché, senza un minimo di finanziamento pubblico, la quota oraria che le famiglie andrebbero a sostenere sarebbe troppo alta per molte di loro”.


L’inghippo sta nella nuova legge regionale “che avrebbe dovuto metterci al passo con i tempi, incentivando anche questa formula di aiuto alle famiglie. Invece, l'obbligo per le mamme di avere un diploma di educatore o una laurea attinente, esclude molte di loro dalla possibilità di partecipare a iniziative di questo tipo, negando lo spirito dell'iniziativa stessa, tutta lasciata alla decisione dei comuni che avranno comunque la possibilità di sostenere economicamente queste iniziative”.


Ragion per cui l'associazione Hannah Artendt, “che ha già cercato di stimolare la nascita di questa esperienza a Rimini organizzando un convegno che ha attirato l'attenzione di tantissime madri, dimostrando un grandissimo interesse”, sta valutando la possibilità di “guidare un ricorso al tar nel caso la Direttiva regionale fosse deliberata, così come è uscita dalla commissione”.